LA VIA DEL CLOWN
LA VIA DEL CLOWN
Questo spettacolo si presenta come una conferenza (comica) sul personaggio del clown e più precisamente sulla sua anima… Parlando del clown, alludiamo a ciò che lo caratterizza: il senso di debolezza, di fragilità umana, sentimenti delicati senza i quali la vita stessa è priva di senso.
In una società dal cuore arido e dallo sguardo cupo, il clown rappresenta attraverso i suoi gesti goffi, una rottura biologica e filosofica: un’alternativa, forse. Essere non avere. Se l'uomo, come dice Jung, si trascina sempre appresso la coda di un dinosauro, non sarebbe ora che iniziasse a crescere? (A capo)
Lo spettacolo alterna la rappresentazione di diverse storielle legate tra di loro da un filo sottile (spesso spirituale): la ricerca della presenza umana. Il lazzo comico è leggero come il silenzio, il gesto che lo porta si fa vento, l'attore abbozza un movimento, il gioco si apre come la vela spinta dalla mano invisibile del pubblico: fare il clown, ovvero essere goffo, ridicolo; svelare quindi la natura umana nella sua più estrema semplicità. Sentiamo il richiamo del mistico maestro Eckhart ("Vivere significa vivere come un pover uomo"), nonché alla figura di San Francesco. Le voci dei maestri zen, del "cantico dei cantici", alcuni detti del Tao, si accavallano e disegnano una visione sensibile dell'uomo, in comunione con la natura.
Cogito ergo sum diceva Cartesio, il clown scavalca questa frontiera e attraversa il confine tra il sapere e il non sapere.
Nella fragranza dell'azzurro mattino esso ha girato la chiave d'oro: non cogito, sum ridens perso nell'infinito dell'essere.
CONFERENZA A PROPOSITO DEI TEATRI GESTUALI
Questa conferenza si propone come un percorso didattico e giocoso attraverso diverse tecniche legate alla storia dei teatri gestuali, dalla pantomima al melò, dagli antichi racconti cinesi alla più odierna Commedia dell'Arte fino al mondo dei Clown (l'arte beckettiana di perdersi nella tragedia della vita scoprendo poi l'uscita azzurra nell'essere eternamente stupefatto). "Tout bouge" diceva Jacques Lecoq, tutto danza, brucia in un racconto epico sulla storia della vita, e l'attore, modestamente, partecipa dello stesso movimento. Il teatro non è una semplice recitazione, una dizione proposta da un corpo immobile, mette invece in azione l'insieme delle capacità di un individuo: il gesto innanzitutto, la respirazione, il ritmo della parola e soprattutto il rapporto col pubblico. Il teatro è la ricerca del sogno originale.
Questa conferenza inizierà con la messa in evidenza di ciò che è la presenza sul palcoscenico. La presenza e basta, un respiro, uno sguardo - grazie al quale come un battello sul mare, il racconto potrà poi viaggiare.
Il conferenziere alternerà antiche storie dell'epoca di Lao-Tzu, brevi favole zen, storie tibetane che metteranno in rilievo ciò che appartiene al cuore dell'individuo: la ricerca dell'infinito. Dall'oriente passeremo poi all'occidente con il gioco silenzioso della pantomima bianca (il Pierrot lunare di Deburau - pantomima di fine ottocento) per poi spostarci verso le pantomime burlesche di oggi, legate al fumetto. L'arte del gesto arricchisce la parola e trova il suo respiro nel melodramma di cui il conferenziere proporrà una breve messa in scena prima di proseguire il suo itinerario verso il teatro della Commedia dell'Arte, dei personaggi e dei Clown. Clown? Una parola fraintesa: un’arte di secondo ordine per i bambini! Niente di tutto ciò: ritroviamo nell’immobilità dei Clown l'arte del "Wu-wei", di cui si parlerà all'inizio della conferenza; il quot “non agire" che cantava Lao-Tsu, l'arte di non fare niente, o quasi. Essere nel pieno del silenzio. Quando uno è... tutto fiorisce. Così come il dio hindù Krishna fomentava scherzi per parlare della sua libertà celestiale, nello stesso modo, il clown "gioca" l'arte del "non fare", di "essere nel non essere" (come riportano il dio Hindù Krishna e gli antichi testi sacri, le Upanishad), proponendo nello scherzo una nuova prospettiva per l'individuo in questa epoca angosciata: l'arte di lasciarsi portare dal ritmo delle cose come una foglia al vento.
Durata: un'ora circa. Secondo il desiderio del pubblico, l'attore è disponibile per un dibattito.
Necessità tecniche: uno spazio di 6X6 minimo, luce piena che forma un cerchio luminoso.
Al lato del palco un lettore CD per la musica. Quattro sedie pieghevoli.
Scrittura, regia e interpretazione sono di Emmanuel Gallot-Lavallée.